sabato 31 dicembre 2011

2012 UN MONDO DI AUGURI

ITALIANI ALL'ESTERO...E NON SOLO - DA SICILIA MONDO LETTERA APERTA

"RAGGIUNGERE LA SICILIA E' DIVENUTA UN'AVVENTURA"

Il pres. di Sicilia Mondo, Azzia, ha inviato una lettera aperta a  Corrado Passera, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, in cui lamenta la soppressione dei convogli passeggeri a lunga percorrenza Sicilia-Milano-Torino-Venezia. 
A Roma bisognerà scendere ed attendere le coincidenze per salire in altro treno - dice Azzia e -  Come se non bastasse, chi parte da Caltanissetta o Agrigento, dovrà prima raggiungere in autobus Siracusa o Palermo per l'unico treno in direzione Roma, partenza di notte. Un'autentica "porcata", per dirla nel linguaggio parlamentare di un ex Ministro della Repubblica Italiana.
Sicilia Mondo, con la presente, intende farsi portavoce della indignazione dei Presidenti delle Associazioni Siciliane in Lombardia, appositamente riunitesi all'Hotel Mercure di Milano, per denunziare il disagio che incontrano le famiglie siciliane che vivono nel Nord Italia, per raggiungere la Sicilia. Emblematico quanto sta avvenendo in questi giorni festivi per le famiglie con bambini e anziani che tradizionalmente ritornano in Sicilia per le festività.
Ancora più diffusa la protesta dei corregionali di stanza nei paesi europei, dei tantissimi siciliani fuori dalla Sicilia per motivi di lavoro, di professione, di giovani che studiano in Europa. Per loro, e sono tanti, raggiungere la Sicilia è diventata un'avventura. Come imbarcarsi per l'Africa. Che ci sia la lesione di un diritto nei confronti dei siciliani è di tutta evidenza.
I siciliani che vivono all'estero sono gli osservatori più attenti della immagine Italia e delle sue quotazioni nel mondo. Lo fanno con orgoglio ma anche con apprensione.
Alcuni hanno telefonato perché increduli della interruzione del lungo percorso ferroviario. 
Ci hanno ricordato che sono stati i treni della sofferenza, mai dimenticati, coi i quali hanno attraversato tutta l'Italia per cercare altrove futuro e speranza. Ci hanno detto: sono i treni della nostra storia personale ma anche i treni che hanno fatto dell'Italia una nazione unita.
La interruzione della lunga percorrenza divide l'Italia, hanno sottolineato, e scava di più il divario largamente sbilanciato tra Nord e Sud.
In realtà è così. Roma non può essere una stazione di confine dove si cambia treno per entrare nel Nord opulento dove sono stati dirottati fiumi di risorse con strade a quattro corsie, treni ad alta velocità, aeroporti in ogni angolo. Col sostegno economico dello Stato e, quindi, anche quello del Sud.
Questo non è possibile. Non si può perennemente filosofare sulle ragioni storiche, politiche ed ambientali che fanno la differenza con il Sud. 
Senza investimenti, senza innovazione, soprattutto senza volontà politica, sono tutte parole al vento.
I Governi vedono e tacciono. I parlamentari meridionali galleggiano.
A Lei, On. Ministro, anche i siciliani che vivono fuori dalla Sicilia, chiedono di intervenire presso Trenitalia, concessionaria di un pubblico servizio, diffidandola a garantire diritti eguali per tutti gli italiani.  
E il Presidente di Sicilia Mondo conclude "Dal Governo Monti, di cui Lei On. Ministro è un pilastro portante, ci si attende che non vengano deluse la corale fiducia ed aspettativa di tutti i siciliani. (27/12/2011-ITL/ITNET)

mercoledì 21 dicembre 2011

A U G U R I

Auguro a nome del Comitato Pendolari Siciliani, un Santo Natale ed un Proficuo 2012.

Giosuè Malaponti - Coordinatore Comitato Pendolari Sicilia

venerdì 16 dicembre 2011

Non può esistere solo la Tav, per i pendolari siciliani

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Ormai da anni le scelte dei responsabili di Rete Ferroviaria Italiana si sono indirizzate a migliorare, spesso però solo a parole, esclusivamente il servizio sulle lunghe distanze. Gli investimenti, infatti, vengono rivolti solo ai treni di prestigio, e quindi solo sulle linee ad alta velocità, riservate solo ad una cerchia ristretta di utenti disposti a spendere molto e/o con esigenze particolari e a fare concorrenza al trasporto aereo.

I treni locali, per i pendolari, per chi cioè deve spostarsi ogni giorno, vengono lasciati nel degrado e nell’incuria. Le linee, le carrozze, i locomotori invecchiano, si guastano, divengono sempre meno affidabili e comodi. Eppure questi sono i treni usati da diversi milioni di Italiani al giorno.

Ma, lo ha detto anche l’amministratore delegato di Rfi, questi sono rami aziendali che non interessano e che occorre privatizzare.

Ecco perché, anche in Italia, sono già pronte delle società private pronte a gestire il trasporto ferroviario… tanto se va male paga il cittadino. In compenso il cittadino, che poi paga, non ha diritto di protestare se il servizio scade, perché in quel caso gli si risponde “rivolgetevi alla concorrenza, in fin dei conti siete liberi di scegliere…”.

In sostanza Rfi intende impegnarsi solo sui treni “veloci e di lusso”, lasciando il resto delle linee e dei mezzi alle regioni. Se le regioni, dicono loro, vorranno migliorare il servizio sarà, ovviamente, loro cura trovare i soldi ed investire. Ovviamente, in tempi di crisi, significa dover spostare investimenti da altri settori, ma da quali se sono tutti in crisi?

Come dire che in pochi anni le linee verranno chiuse, infatti è impensabile che, con l’obbligo agli enti locali di spendere sempre meno, quindi di non fare investimenti, come se le regioni siano in grado di gestire, non pensiamo a migliorare, i servizi di trasporto pubblico locale.

E’ anche questo uno dei frutti avvelenati del “federalismo” all’italiana, quel metodo che consiste nel “cedere” agli enti locali solo ed esclusivamente la responsabilità delle strutture non redditizie, anche se socialmente utili senza specificare come possono operare economicamente, visto che i trasferimenti dallo Stato sono sempre più ridotti.

Alla fine di questo processo è evidente che con la chiusura delle linee ferroviarie ci sarà, necessariamente, un aumento degli spostamenti in automobile, bus, e tir. Per rendere sempre più competitivo il treno rispetto al trasporto su gomma non è necessario avere l’alta velocità.

La filosofia della Tav di certo è sbagliata. Il treno che loro hanno voluto è pagato con i soldi di tutti, ma destinato a pochi, noi invece vogliamo un treno che serva a tutti, ma soprattutto ai pendolari ed alla gente delle regioni del sud, per questo si deve cambiare modo di pensare al trasporto, renderlo facilmente accessibile, più razionale ma anche più diffuso sul territorio e quindi più “locale” e meno centralizzato in poche stazioni.

Occorre invece migliorare ciò che già esiste: rendere più confortevoli e sicuri i treni, renderli più puntuali e veloci, collegare i treni tra loro in modo che linee possano essere meglio usate e produrne qualcuno in più.

Sono cose che si possono fare con pochi interventi, dal costo limitato se si paragonano agli investimenti stanziati per le tratte previste per i treni della Tav.

Giosuè Malaponti – Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani

giovedì 15 dicembre 2011

Sciopero nazionale dei trasporti pubblici 15 e 16 dicembre 2011

I pendolari e in genere chi deve spostarsi con i mezzi pubblici farebbe meglio a segnarsi le seguenti date: il 15 e 16 dicembre 2011 è stato indetto uno sciopero nazionale dei trasporti pubblici che andrà avanti per 24 ore consecutive.

Gli orari dello sciopero: dalle ore 21.00 del 15 dicembre 2011 alle ore 21.00 del 16 dicembre 2011.

Per i treni regionali, si ricorda invece che saranno garantiti i servizi essenziali assicurati per legge nelle fasce orarie più frequentate dai viaggiatori pendolari nei giorni feriali (6.00-9.00 e 18.00-21.00).

L’astensione dal servizio è stata proclamata praticamente da tutte le sigle sindacali, da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl-trasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast.

La motivazione ufficiale è il “sostegno nella vertenza per la sottoscrizione del nuovo contratto della Mobilità”.

Gli orari dello sciopero: dalle ore 21.00 del 15 dicembre 2011 alle ore 21.00 del 16 dicembre 2011.

Giosuè Malaponti - Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani

lunedì 12 dicembre 2011

I tagli al trasporto pubblico, la politica e l’Unità d’Italia

Ad onor del vero di smantellamento delle ferrovie siciliane si è iniziato a parlare dopo i vari assetti societari nell’anno 2000 di Trenitalia e nell’anno 2001 di Rete Ferroviaria Italiana .

Nel corso di questo decennio sono state chiuse tutte le piccole stazioni ed in seguito smantellati i servizi nelle stazioni di Messina, Catania, Siracusa etc. per centralizzare tutto su Palermo. Che questa sia stata una scelta aziendale nulla da obiettare; ma che qualcuno abbia deciso che le ferrovie ed il trasporto ferroviario in Sicilia debba scomparire, questo è davvero inaccettabile.

Il conto alla rovescia e gli annunci dei tagli effettuati ai treni da e per il nord, avrebbero dovuto far riflettere i siciliani e far infuriare la politica. A cose fatte però, prende corpo la protesta da parte di alcuni esponenti della politica regionale così come è avvenuto oggi (ieri per chi legge) alla stazione centrale di Catania.

Mentre l'Italia da Torino a Salerno corre sui binari dell'alta velocità, mettendo in questo modo a disposizione di queste grandi città (Torino, Milano, Firenze, Bologna, Roma, Napoli e Salerno) una sorta di metropolitana veloce lunga oltre mille chilometri; la Sicilia, anno dopo anno e treno dopo treno, è stata definitivamente tagliata fuori dal trasporto universale delle Ferrovie dello Stato, creando non pochi disagi ed ulteriori aggravi dei costi all’utenza ferroviaria che è costretta a scendere a Roma per poi proseguire per altre destinazioni.

L'unica speranza per sovvertire queste sciagurate decisioni, doveva essere una forte presa di posizione di tutte le forze politiche siciliane, di centrodestra e di centrosinistra, affinché si evitassero questi ulteriori e definitivi tagli al trasporto da e per il nord, che ci hanno definitivamente penalizzato.

Ero convinto che questa fosse l'occasione giusta per difendere, tutelare e garantire quella conquista "la Ferrovia" che 150 anni fa vide la luce con l'Unità d'Italia (Messina-Catania-Siracusa venne realizzata tra il 1867 e il 1871 e la Palermo-Messina fu inaugurata nel lontano 1895).

Allo stato attuale la rete ferroviaria siciliana costituisce la più estesa rete ferroviaria insulare del Mediterraneo e dell'Italia, ma è, di contro, tra le più arretrate poiché le opere di ammodernamento sono state molto limitate nell'ultimo secolo.

Nel panorama ferroviario nazionale, la regione Sicilia si colloca all'8°posto per la lunghezza complessiva dei binari (dopo Piemonte,Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Campania), al 5° posto per le linee ferroviarie in esercizio (dopo Piemonte,Lombardia, Toscana, Lazio) e al 16° posto con 169 km. (12%) di linea a doppio binario su 1378 km.(a seguire Sardegna, Molise, Basilicata e Valle d'Aosta).

Questi sono i dati con i quali si può rappresentare la grave e duratura disattenzione dei governi regionali e nazionali nei confronti delle infrastrutture ferroviarie siciliane.

Occorre una azione mirata della politica non solo presso i vertici delle Ferrovie dello Stato, ma soprattutto sul proprietario unico del gruppo che è il Ministero del Tesoro.

E' il momento in cui tutta la politica siciliana riconosca il proprio mea culpa e cerchi di recuperare le posizioni perdute in tutti questi anni, per garantire quella “continuità territoriale” e quel “servizio pubblico” ferroviario che ci "spetta di diritto” e che deve essere tutelato come previsto dagli agli artt. 3 e 16 della Costituzione.

Giosuè Malaponti - Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani

domenica 11 dicembre 2011

Caos trasporti in Sicilia: tagli da 400 milioni. Nuova emergenza per la Regione Sicilia

PALERMO. C’è una nuova emergenza finanziaria per la Regione. Messa nero su bianco dall’assessore all’Economia Gaetano Armao in una relazione consegnata ieri al Parlamento nazionale. La Sicilia non riuscirà quest’anno a finanziare il trasporto pubblico locale, che costa 400 milioni, per via dei tagli della manovra Monti e dei tetti imposti dal patto di stabilità.

Armao ha rilevato in audizione alla commissione Bilancio della Camera che «le Regioni a Statuto speciale devono poter beneficiare, così come accade per le Regioni a statuto ordinario, di un’aliquota di compartecipazione al gettito delle accise per il finanziamento del trasporto pubblico locale, ferroviario e marittimo». In subordine Armao ha chiesto «che le spese relative vengano escluse dal patto di stabilità». Partita complessa, quella del trasporto pubblico locale: i tagli imposti alle Regioni a statuto speciale obbligano già la Regione a trovare altri 400 milioni che si sommano al miliardo tagliato da Tremonti in estate. In più c’è ancora da reperire quella quota di 650 milioni per completare il budget della sanità.

È impossibile che la Regione trovi i soldi per il trasporto pubblico locale, che rischia il ridimensionamento.

Armao però ha sottolineato che per coprire il budget in questo settore nelle Regioni a statuto ordinario «la manovra prevede di attingere alle maggiori entrate frutto della manovra stessa». Significa che «le tasse introdotte in Sicilia dalla manovra servirebbero a coprire la spesa delle altre Regioni per il trasporto pubblico locale senza che ciò valga al contrario».

Armao ha chiesto al Parlamento di accelerare l’emissione del decreto con cui si dà attuazione al federalismo fiscale in Sicilia. Senza questa norma non arriveranno i finanziamenti aggiuntivi e non si potrà neppure introdurre nuove imposte previste dalla manovra, come l’Imu cioè la nuova Ici che dovrebbe finanziare i Comuni. L’assessore non ha escluso che «si possa arrivare a un nuovo scontro con lo Stato per avere questo decreto».

Dopo il plauso iniziale, sarebbe quindi un ritorno a un clima di ostilità che già caratterizzava i rapporti fra Lombardo e il governo Berlusconi. Il governatore ieri ha puntato il dito contro la norma che aumenta il costo della benzina malgrado in Sicilia avvenga la maggior parte della produzione: «È un tema che poniamo sempre a Roma. Ma il problema è la forza politica che la protesta ha alle spalle. Fino a quando i siciliani si affideranno a partiti nazionali che penalizzano il Sud, non possiamo lamentarci».

di GIACINTO PIPITONE – Giornale di Sicilia del 10/12/2011

giovedì 8 dicembre 2011

Sciopero nazionale dei trasporti pubblici dal 15 al 16 dicembre 2011

I pendolari e in genere chi deve spostarsi con i mezzi pubblici farebbe meglio a segnarsi le seguenti date: il 15 e 16 dicembre 2011 è stato indetto uno sciopero nazionale dei trasporti pubblici che andrà avanti per 24 ore consecutive.

L’astensione dal servizio è stata proclamata praticamente da tutte le sigle sindacali, da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl-trasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast.

La motivazione ufficiale è il “sostegno nella vertenza per la sottoscrizione del nuovo contratto della Mobilità”.

Gli orari dello sciopero: dalle ore 21.00 del 15 dicembre 2011 alle ore 21.00 del 16 dicembre 2011.