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mercoledì 10 settembre 2014

In Sicilia non serve l’alta velocità ma ammodernare e potenziare le infrastrutture esistenti

Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) (si allega foto) e decreto Sblocca Italia i provvedimenti che dovrebbero cambiare il volto all’infrastruttura ferroviaria siciliana. L’unica priorità infrastrutturale in Sicilia è diventata la Catania-Palermo. Come se il solo raddoppio della Catania-Palermo risolverebbe tutti  le “sfortune” infrastrutturali della Sicilia. In questi anni l’accenno alla linea ferroviaria Catania-Palermo era sinonimo di “tempi biblici per i lunghi tempi di percorrenza”. Inchieste sul trasporto ferroviario siciliano realizzate da La Repubblica, Corriere della Sera, Rai Uno ed altre hanno evidenziato l’enorme gap infrastrutturale e dei collegamenti ferroviari tra le principali Città siciliane quali Trapani, Ragusa, Modica, Agrigento con tempi veramente biblici dovuti a molte (strane) coincidenze tra treni ed ai pochissimi treni dedicati. Siamo convinti che l’enorme investimento fatto sulla Catania-Palermo non servirà a migliorare le condizioni di trasporto delle altre Città.
Non si possono spendere 5,3 miliardi, ne mancano ancora tre (sempre se sarà questa la cifra definitiva a opera finita e quali saranno i tempi certi e definitivi per la realizzazione) solo per una volontà politica che certamente sa, ma fa finta di non sapere delle reali condizioni della rete ferroviaria siciliana. Infatti, nelle varie dichiarazioni non ci sembra di aver letto della Alcamo-Trapani via Milo chiusa da un anno e mezzo; non abbiamo letto della Caltagirone-Gela chiusa da oltre tre anni dal crollo del ponte; non abbiamo letto dei collegamenti ferroviari con l’aeroporto di Catania e di Trapani; non abbiamo letto della messa in esercizio a regime della Metro-ferrovia Giampilieri-Messina; non abbiamo letto della Metro-ferrovia di Ragusa progettata e mai fatta finanziare;  non abbiamo letto della velocizzazione della Catania-
Siracusa iscritta in quasi tutti i contratti di programma con date e cifre; non abbiamo notizie dei 1970 milioni di euro previsti per il raddoppio della Fiumefreddo-Giampileri (vedi foto) con delibera Cipe 62/2005. Però occorre cavalcare a tutti i costi i tempi biblici della Catania-Palermo, quando, invece, ad onor del vero sulla Catania-Palermo insiste nel Contratto di Programma 2007-2011 - Opere in Corso - Tabella A03-Sviluppo Infrastrutturale Rete Convenzionale - Modifiche anno 2009 - Codice Intervento NAD04: Interventi di potenziamento infrastrutturale per adeguamento al nuovo modello di esercizio della Regione Sicilia, prioritariamente per la velocizzazione dell’itinerario Palermo-Catania per un importo di 30 milioni (si allega foto). Quando invece l’imponente finanziamento dello Sblocca Italia poteva essere distribuito per ammodernare, velocizzare e realizzare un sistema più leggero e veloce in tempi più brevi collegando molte più città che ad oggi sono quasi del tutto isolate per scelte o disattenzioni non condivisibili. Ribadiamo che non ci serve l’alta velocità nelle tratte siciliane per ovvi motivi, uno dei tanti, i tempi lunghissimi di realizzazione. Ai siciliani basterebbe solo ed esclusivamente “la velocità”.
Giosuè Malaponti - Presidente Comitato Pendolari Siciliani

giovedì 28 febbraio 2013

Addio al Ponte sullo Stretto il governo revoca la concessione

Da venerdì requiem definitivo per il Ponte sullo Stretto. Risarcibili 300 milioni. Attaguile: usare fondi privati. Realacci: la farsa finisca

Palermo. Il Consiglio dei ministri non ha concesso la proroga rispetto al termine perentorio del prossimo 1 marzo, entro cui la società "Stretto di Messina Spa" e il general contactor "Eurolink" avrebbero dovuto presentare l'atto aggiuntivo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Visto che, come ha illustrato il ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera, «il contraente generale è receduto dal contratto poiché lo scorso mese di novembre ha impugnato davanti al Tar del Lazio la nota con cui "Stretto di Messina Spa" si opponeva al recesso», sono venute meno «le condizioni necessarie per l'emanazione di un decreto legge per la proroga del termine per la stipula dell'atto aggiuntivo».
La costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina era stata congelata con un'apposita norma inserita nel decreto legge di stabilità varato a novembre e trasformato in legge nel dicembre 2012, concedendo tempo fino all'1 marzo per presentare al Cipe il progetto definitivo ed indicare le fonti di finanziamento. Tempi tecnicamente troppo ristretti. «Nel caso in cui - si legge al comma 8 del provvedimento - l'atto aggiuntivo... non venga stipulato entro il termine perentorio dell'1 marzo 2013, sono caducati, con effetto dalla data di entrata in vigore del decreto legge 2 novembre 2012, n. 187, tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria... ».
ll governo Monti come eventuale risarcimento all'Impregilo, capofila di una cordata internazionale di imprese, ha stanziato 300 milioni di euro. Una somma ritenuta poco congrua. Si prevede un lungo contezioso che è difficile stimare quanto potrà costare alle casse dello Stato, mentre la Sicilia e il Sud d'Italia saranno private di un'avveniristica infrastruttura.
Per Francesco Attaguile, presidente dell'associazione "Hub Sicilia internazionale", «non si può consentire al governo Monti di penalizzare la Sicilia così pesantemente. Caso mai, dica che il Ponte non si può realizzare con fondi pubblici, ma privati. Ci sono parecchi investitori stranieri pronti a farlo. Il Ponte è fondamentale per lo sviluppo della Sicilia e del Meridione. I cinesi, per esempio, sono pronti ad investire e gestire il porto di Augusta per 99 anni, ma senza un collegamento stabile sullo Stretto che consenta alle merci di risalire verso il centro Europa non avrebbero alcun interesse. La Sicilia e i suoi porti sono strategici per il flusso delle merci provenienti dall'estremo oriente. Stanno raddoppiando la portata del canale di Suez per consentire il transito delle mega-portacontainer per le quali è antieconomico raggiungere i porti del Nord».
Di parere contrario, Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: «La farsa del Ponte sullo Stretto di Messina deve finire. Non si possono sprecare, tanto più visto il difficile momento, risorse pubbliche per un'opera dall'utilità estremamente dubbia. E' un bene, quindi, che il Consiglio dei ministri abbia desistito e deciso di non procedere alla proroga del termine perentorio dell'1 marzo 2013». Per Realacci, pertanto, «dal primo marzo si dovrà procedere alla liquidazione della società "Stretto di Messina Spa", mettendo finalmente fine ad una vicenda durata e costata già troppo».

Lillo Miceli Mercoledì 27 Febbraio 2013 Il Fatto, pagina 9

mercoledì 20 febbraio 2013

Infrastrutture. In città i tecnici del ministero. Tram, presto le prove della prima linea

Palermo. La Giunta comunale ha esaminato ieri un tema importante che costituisce un passo in avanti per l'attivazione della tramvia. Si tratta della formalizzazione del «soggetto esercente»: essendo operativa una sola azienda di trasporto pubblico, ovvero l'Amat, l'Amministrazione dovrebbe aver raggiunto la fumata bianca.
«Questo atto formale - spiegano dalla Sis - è un tassello fondamentale per lo sviluppo del sistema di trasporto pubblico integrato. Consentirà la definizione del cosiddetto "Piano di esercizio" da sottoporre alla commissione ministeriale dell'Ustif (ufficio speciale trasporti a impianti fissi, ndr)». Dopodomani, infatti, i tecnici dell'Ustif verranno in città per verificare se ci sono le condizioni tecniche necessarie ad attivare la Linea 1 (Roccella-Stazione Centrale) fino a piazza Scaffa, in modo da rispettare la promessa del sindaco («entro il prossimo Festino gireremo in tram»).
Una volta nominata l'Amat quale «soggetto esercente» del servizio tram, si potrà finalmente definire il piano di esercizio (orari, frequenza, fermate, ecc.) da seguire. Da ciò deriverà anche il meccanismo di selezione dei conducenti dei mezzi, nonché le prove di pre-esercizio su circuito elettrificato: serviranno a mettere a punto i 17 tram «Bombardier» e a raggiungere il chilometraggio minimo richiesto (2.000 km) per ottenere il nullaosta all'esercizio. Sui conducenti, il ministero deciderà quante ore di teoria e di pratica dovranno prevedere i corsi di abilitazione. Una volta scelti i potenziali conducenti (quasi certamente personale Amat) inizieranno nel giro di qualche mese i corsi teorici e pratici. «Gli esami sono difficili. Bisognerà sperare - dicono ironicamente dalla Sis - che tutti vengano promossi, in modo che l'Ustif rilasci loro il patentino. Se ci sarà qualche "bocciato", i tempi potrebbero dilatarsi».
L'Ustif, inoltre, si pronuncerà anche sui requisiti che deve avere il «direttore d'esercizio», quel tecnico indispensabile per i sovrappassi pedonali costruiti sulla circonvallazione. Una volta definiti, il Comune potrà nominarne uno; in questo modo si potrà riattivare il servizio ascensori nel sovrappasso «Emiri» - sospeso il 5 novembre scorso - e inaugurare il sovrappasso «Uditore» (all'altezza del «Palazzo dei sogni»), spegnendo contestualmente i sottostanti semafori a chiamata. Intanto si attendono gli espropri per iniziare i lavori anche sul terzo e ultimo sovrappasso che collegherà via Nave a via La Loggia. «Entro maggio - aggiungono dalla Sis - speriamo di ottenere anche gli espropri delle aree di piazza Scaffa, in modo da iniziare le lunghe operazioni di demolizione del vecchio "Ponte delle Teste mozze" sul fiume Oreto, che sarà sostituito con uno dal design ultramoderno».
Intanto il Comune, a fronte dei 30 milioni avanzati dalla Sis per lavori già svolti nel 2012, ha deliberato il pagamento di 4,2 milioni di euro per gli Stati di avanzamento dei lavori numeri 43 e 44. La Giunta, infine, ha approvato in via definitiva il Piano di utilizzo dei fondi Cipe, assegnati nel 2009 ma non ancora impegnati. In totale si tratta di 150 milioni di euro: 69 gestiti dalla Regione per la discarica di Bellolampo; 4 per la ristrutturazione del ponte Oreto; 17,5 all'Amg per l'illuminazione urbana; 18,6 per la manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di 4 edifici comunali; 14,9 per l'adeguamento strutturale di 8 scuole; e 20 all'Amat per potenziare il trasporto urbano.


davide guarcello
La Sicilia - Martedì 19 Febbraio 2013 Palermo Pagina 24

mercoledì 8 agosto 2012

Spariti i 1970 milioni di euro per il raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri

Desidero intervenire in relazione all’articolo di martedì 31 luglio dal titolo “Nessuno storno di fondi dalla Giampilieri-Fiumefreddo”
I soldi c’erano e ci sono sempre stati, ma nessuno li ha spesi e dal 2010 sono scomparsi da tutti i contratti di programma e quindi lo storno è evidente.
Di raddoppio e spostamento del tracciato ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri, se ne parla ormai da oltre 20 anni, quando i tecnici delle ferrovie presentarono lo studio di massima che nel 1996 diventò progetto definitivo e fu inviato alla Regione, da allora tante parole, pochi o nulla i fatti concreti ad oggi. Per il completamento del raddoppio tra Fiumefreddo e Giampilieri, era stato stimato un costo di 1.200 miliardi delle vecchie lire, di cui 500 miliardi già disponibili fin dal Contratto di Programma 1994-2000. Nella seduta del 27 maggio 2005 il CIPE ha approvato il progetto preliminare. Il costo dell’opera è di 1.970 milioni di euro totalmente finanziato da Contratto di Programma di RFI e dal 2010 scomparso da tutti i Contratti di Programma Quadro. Il completamento del doppio binario tra Fiumefreddo e Giampilieri è necessario in primis per la messa in sicurezza del tracciato esistente e successivamente per liberare i territori rivieraschi da quella cintura ferroviaria che ne ha procrastinato lo sviluppo turistico e commerciale. L’Accordo di Programma Quadro, stipulato il 5 ottobre 2001, tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Regione Siciliana, le Ferrovie dello Stato S.p.A. era finalizzato a realizzare il potenziamento del trasporto ferroviario nella Regione Siciliana, che costituisce un elemento indispensabile per accrescere la competitività del sistema produttivo regionale e per contribuire al riequilibrio territoriale. Lentezze burocratiche, incapacità di trovare un accordo, conflitti di competenza, sono aspetti che hanno caratterizzato la pratica quotidiana del passato che per questo non è certo rivelatrice di risultati positivi, compreso lo storno dei 1.970 milioni di euro già finanziati dal 2005. Non è giusto che ci siano due Italie, quella del Nord dove, anche con i nostri soldi, vengono incentivate e potenziate tutte le tratte per i collegamenti fra le più grandi città, e l’altra quella del Sud dove esiste un solo binario per collegare le province siciliane, e una parte di questo ancora non elettrificato. Non è solo un problema di incentivazione e potenziamento delle linee ferrate ma è anche la condizione in cui migliaia di viaggiatori sono costretti a viaggiare. Occorre essere attenti e vigili alle problematiche ed alle condizioni del trasporto pubblico in Sicilia, specie in quello ferroviario, perché solo così potremmo finalmente far uscire definitivamente la Sicilia da quella gogna di arretratezza che la caratterizza da molti anni per le disattenzioni della sua classe politica.

Giosuè Malaponti – Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani

domenica 8 novembre 2009

La strana esultanza della politica siciliana

Mentre alcune regioni d’Italia ottengono miliardi di euro dalle ultime deliberazioni Cipe per la realizzazioni di opere pubbliche di grande rilievo, la politica siciliana esulta per i pochi spiccioli che, in effetti, raggiungono la Sicilia.
Vediamo le differenze:
- al nord vengono assegnati 4.166 milioni di euro per un'autostrada che collegherà 5 province (Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese), in Sicilia vengono assegnati 6 milioni di euro per il raddoppio di una strada nell'agrigentino;
- al nord vengono assegnati 130,5 milioni di euro per i lavori della Lecco-Bergamo, in Sicilia vengono assegnati 5 milioni di euro che riguarderanno i lavori di recupero dei manufatti industriali nell’ex area Montedison;
- al nord vengono assegnati 1.691 milioni di euro per la Metro di Milano e 500 milioni di euro per la realizzazione del terzo Valico dei Giovi sull’Appennino Ligure, in Sicilia vengono assegnati 3 milioni di euro ad Aragona per il completamento dei lavori di urbanizzazione sempre nell'agrigentino.
E’ talmente evidente la sperequazione che vi è nella ripartizione dei finanziamenti e nell’importanza degli investimenti stessi e sono due le cose che secondo me dovrebbero far riflettere i siciliani: la prima, che la politica regionale non abbia dei progetti di grande importanza al Cipe per migliorare quelle condizioni infrastrutturali di cui la Sicilia ha veramente bisogno, oltre al Ponte sullo Stretto; la seconda, che il solo Ponte sullo Stretto, ritenuta opera di primaria importanza per le sorti della Sicilia, possa eliminare l’enorme gap infrastrutturale del territorio siciliano.
Sono evidenti e sotto gli occhi di tutti le condizioni infrastrutturali della Sicilia (strade, autostrade, ferrovie etc.).
E’ evidente che alla Sicilia sono stati destinati pochi spiccioli a differenza delle risorse ben più consistenti assegnate al nord.
Non basta e non deve bastare alla politica siciliana, quella con la “P” maiuscola, la scusa che la popolazione siciliana è facilmente propensa ad accontentarsi, specialmente in un momento di profonda crisi, la crisi per noi siciliani è da almeno 40 anni che esiste e non è un problema di questi ultimi anni. La crisi infrastrutturale della Sicilia è prettamente un problema politico e la prova tangibile è sotto gli occhi di tutti, nessun collegamento veloce stradale né ferroviario tra le nove province siciliane, penso che ciò possa bastare a far riflettere i siciliani e tutta la classe politica siciliana.

Giosuè Malaponti
Coordinatore - COMITATO PENDOLARI SICILIANI