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martedì 30 luglio 2013

Sicilia, anche i treni del turismo stanno finendo sui binari morti

L'allarme. Il Comitato Pendolari denuncia le riduzioni in tratte che coprono località rinomate. 
«Tagli tra Messina e Siracusa - dice Malaponti - e niente Treno del mare»
Stazioni in crisi. Taormina resta ormai chiusa nei week end. 
Siracusa-Ragusa. Una linea importante che andrebbe rilanciata.
Taormina. In qualunque altra parte la stazione ferroviaria di una località che è tra le più gettonate e conosciute del mondo, sarebbe una bomboniera. E la tratta ferroviaria che passasse da quella destinazione e che portasse, tra l'altro, verso un altro angolo di paradiso, penetrando dritta dritta nel cuore del Distretto del Barocco più ricco ed invidiato che ci sia, sarebbe una asse dei trasporti fondamentale.
Ma qui siamo solo a Taormina, qui siamo soltanto sul binario che sale e scende da Messina a Siracusa, passando per Catania, accarezzando un litorale bello e suggestivo. Accarezzandolo sino al punto che, per la verità, i treni rischiano sempre, e ogni giorno di più, di venir giù dalla strada ferrata, perché per più chilometri la massicciata frana inevitabilmente. Messina-Catania-Siracusa, passando per Taormina: siamo condannati a chiederci sempre che cosa fanno e che cosa farebbero gli altri di fronte ad una situazione come questa. Allora diciamo che per utilizzare al meglio il potenziale rappresentato in ogni Paese dal trasporto ferroviario, si sarebbero investiti un bel po' di miliardi (tra l'altro due c'erano, per il raddoppio tra Giampilieri e Fiumefreddo, ma sono stati stornati altrove perché si sono perduti anni a litigare). Invece qua siamo all'abbandono. A meno che non si
voglia credere, un po' per disperazione, alla promessa che entro il 2020 tutto cambierà e che il triangolo Messina-Catania-Palermo sarà servito da qualcosa che somiglierà all'alta velocità. Per ora registriamo i fatti, ovvero i tagli. Giosuè Malaponti, con il suo Comitato Pendolari, registra tutto, ha un quadro preciso ed inequivocabile della situazione, di ogni tratta ferroviaria dell'Isola. Parliamo di questa, dunque, e di quelle che dovrebbero favorire il turismo.
«Prendiamo per esempio un giorno festivo, una domenica: da Messina a
Catania ci sono 8 treni, il primo parte alle 6.55, il secondo alle 14.05. Che vuol dire? Vuol dire che turisti che arrivino a Messina e che vogliano raggiungere proprio Taormina, o lo fanno all'alba o hanno perduto mezza giornata ad aspettare il secondo treno. Al contrario, da Catania a Messina, di treni ce ne sono 12 e tutti con buoni orari. Ma se pensiamo al turismo che arriva dal Continente, beh forse servirebbe potenziare la Messina-Catania, direi».
E' così. Non è che lo dica Malaponti e non è solo intuito o deduzione. Tanto è vero che sino all'anno scorso Trenitalia aveva attivato il Treno del Mare: nove coppie che facevano in estate Catania-Taormina-Leotojanni.
«Ottima iniziativa - conferma Malaponti - peccato che per risparmiare quei treni siano stati cancellati».
Ma non sono le uniche corse ad essere scomparse dall'orario delle Ferrovie dello Stato. Se restiamo sulla Messina-Catania-Siracusa, il Comitato dei Pendolari segnala che negli ultimi sei mesi sono stati tagliati 110 treni e che sono scomparsi 9112 chilometri di percorrenza sulla tratta, soppressi. Perché? La motivazione che generalmente porta Trenitalia è che ci viaggia sempre meno gente, la questione da sollevare è se su una direttrice così importante sotto il profilo turistico, è giusto tagliare, anziché provare a vendere di più e meglio un prodotto che funziona in tutto il resto del mondo.
In fondo, torniamo a quel che fanno gli altri, la distanza tra Messina e Siracusa non è poi così abissale come ci sembrerebbe usando i parametri locali. Sono in tutto 182 chilometri, poco più del doppio della mitica Piccadilly Line, la linea della metropolitana di Londra che in 71 chilometri unisce
Cochfosters con i quattro terminal dell'aeroporto di Heathrow, passando per tutto il centro della capitale. Questo significa che si potrebbe far lavorare questa ferrovia vecchia e cadente proprio come una metro. Peccato, però, per un sacco di cose. Partendo dalla stazione di Taormina, quella che dovrebbe fare storia e tendenza.
«E' una stazione ridotta ai minimi termini Taormina-Giardini - racconta Malaponti - al punto che non c'è più capo stazione, è aperta da lunedì a venerdì sino al pomeriggio e negli altri giorni si possono fare i biglietti solo con il self service. Se funziona. Ma, del resto, anche Catania non sta molto meglio, nel senso che inserita nella gestione di Cento stazioni, aveva come obiettivo quello di diventare luogo di attrazione, un posto vivo. Invece c'è solo la rivendita di tabacchi all'interno, nessun'altra attività commerciale che abbia dato lustro e interesse alla stazione, così come si voleva».
Sembra di parlare di binari morti, e forse è proprio così. E' il trasporto ferroviario in Sicilia che vive, come detto, sempre di attese a lunga scadenza e con progetti stratosferici, anziché provare a fare quel che si potrebbe fare. Prendiamo il turista (ma vale per chiunque) che voglia spostarsi da Catania e Palermo o viceversa. Si sa che, a parte un paio di treni che fanno la tratta in 2 ore e 45, gli altri ci mettono un secolo. Ora si parla, come dicevamo, del progetto proiettato al 2020: velocizzazione della Catania-Palermo, spesa prevista 1,4 miliardi, tempo di percorrenza 2 ore e 25 minuti. Possibile, Malaponti?
«Così dice il progetto. In sostanza per accorciare di una ventina di minuti il tragitto spenderemmo una cifra spropositata. A conti fatti ogni minuti risparmiato ci costerebbe 72 milioni. Intanto c'erano i 30 milioni recuperati dall'ex sottosegretario Pippo Reina con cui si sarebbe potuta realizzare rapidamente la pendolinizzazione della tratta, innalzando la tecnologia dei binari e di conseguenza la velocità dei treni, arrivando a risparmiare lo stesso tempo».
E i soldi che ci sono per migliorare il sistema dei trasporti allora? Che farne? Tantissime cose. Visto che di Distretto del Barocco del Sud Est stiamo parlando, si potrebbero utilizzare per modernizzare la tratta Siracusa-Ragusa-Modica, tre luoghi incantevoli frequentati da migliaia di turisti che, però, per spostarsi da un centro all'altro perdono ore e tanti quattrini. Ma quel che non è compresa nelle priorità di chi gestisce il trasporto ferroviario in Sicilia è proprio la questione turistica, oltre a tutto il resto che rientra nell'ordinario. Per esempio la tratta Palermo-Alcamo-Trapani, che attraversa altri luoghi incantevoli.
«Esiste sulla Palermo-Trapani la diramazione Alcamo, utile per raggiungere molte località accorciando i tempi di viaggio - dice Malaponti. Dallo scorso marzo, però, a causa di uno smottamento la diramazione è interrotta e si allunga di 100 chilometri. La spesa per intervenire si aggirerebbe intorno ai 50 milioni, ma non si sta considerando, evidente, indispensabile».
Ma siamo al festival dei paradossi, se vogliamo dirla tutta: basti pensare che la Siracusa-Catania è tratta turistica, ma anche frequentata da tanti pendolari, lavoratori e studenti. E anche qua c'è un ma.
«Ma - spiega Malaponti ancora - l'ultimo regionale parte alle 17.16, poi solo Intercity alle 19.10 e alle 21,45. Su cui non fanno salire i pendolari che vorebbero scendere a Catania. Che senso ha? ».

Andrea Lodato Nostro inviato - La Sicilia - Lunedì 29 Luglio 2013 I FATTI, pagina 7

lunedì 25 marzo 2013

Dove sono finiti i soldi dell'Ecopass?

Messina annega fra i tir, che attraversano il centro della città giorno e notte. Il sindaco Giuseppe Buzzanca, al suo secondo mandato da primo cittadino e con alle spalle un quinquennio da presidente della Provincia, nel 2011 se ne accorge e decide di fare qualcosa per migliorare la qualità dell'aria e la viabilità urbana.
Istituisce un ticket, il cosiddetto “ecopass”, per disincentivare gli autotrasportatori a imbarcarsi dalla rada San Francesco e dirottarli verso Tremestieri, il nuovo approdo che fu inaugurato nell'aprile del 2006.
Il meccanismo è semplice: se ti imbarchi a Tremestieri non paghi, se invece perseveri nell'usare la centralissima rada San Francesco (appena due chilometri dallo svincolo Boccetta) paghi un ticket perché crei un disagio alla città.
Peccato che la vita del porticciolo di Tremestieri non abbia mai avuto pace: nel 2010 la forte mareggiata che ha fatto cedere la diga protettiva dell'imbarco; poi, il 29 febbraio 2012, il guasto a uno degli automezzi che dovevano rimuovere 15mila metri cubi di sabbia che si erano accumulati, impedendo l'accesso delle navi traghetto; infine, solo per citare i casi più eclatanti, a novembre dello stesso anno un'altra mareggiata ne ha imposto la chiusura, riversando sulle strade della città decine di tir.
Ad ogni modo l'opera del sindaco di Messina, in carica per l'ultima volta dal 17 giugno 2008 al 31 agosto 2012, si presenta come lodevole e viene condensata in alcune ordinanze, emesse tutte in un intervallo di date compreso fra il 22 aprile e il 31 dicembre 2011, poi recepite in una delibera di Giunta del 29 giugno 2012. Quei documenti, però, non compaiono nell'albo pretorio del Comune di Messina e si possono ottenere solo per vie traverse.
La delibera di Giunta del 29 giugno 2012 che formalizza l'istituzione dell'ecopass e che ne indica la destinazione, è letteralmente scomparsa dagli archivi pubblici dell'Ente. In quella delibera si legge che il ticket entra in vigore «con decorrenza 01/07/2012» e indica «la destinazione e la gestione completa delle somme, destinate all'amministrazione comunale di Messina e derivanti dall'applicazione del piano tariffario di accesso e transito, al Dipartimento mobilità urbana e viabilità».
In più, sancisce che quegli introiti debbano essere finalizzati «esclusivamente a tutte le attività di competenza inerenti la pianificazione/gestione/monitoraggio della mobilità urbana e dell'inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare, e per gli interventi relativi alla sicurezza stradale ed alla mobilità sostenibile». Il tutto per ottenere «la riduzione e razionalizzazione del traffico veicolare e per la connessa salvaguardia ambientale». Risultati che non sono mai stati raggiunti a Messina.
«Ho scritto una lettera al commissario straordinario Luigi Croce – dice il consigliere Nino Carreri – Il punto è che non si conosce né l'entità né l'utilizzo di questi fondi». Ribatte Buzzanca che «quei soldi sono stati usati per il 95% per la sistemazione delle strade cittadine, per il resto per il funzionamento della struttura commissariale, perché quando mi sono insediato commissario straordinario per l'emergenza traffico non ho trovato nulla in cassa».
Buzzanca dà anche una stima del fondo: circa 3,5-4milioni di euro «usati per sistemare le strade del centro di Messina, come il viale Europa, corso Italia, via Garibaldi, via Consolare Pompea».
A sentirlo parlare sembra che abbia rimesso a nuovo tutte le strade della città. Ma basta fare un giro fra le buche, gli allagamenti alle prime piogge e l'asfalto rovinato per capire che quei soldi (nella migliore delle ipotesi) sono stati spesi in modo poco efficiente.

Vedi articolo del Comitato Pendolari del 25 giugno 2010 

mercoledì 23 giugno 2010

La faccenda “Ecopass” di Messina è un problema politico e sociale grave.


Non è possibile che per una pessima e disattenta politica regionale e nazionale sulla mobilità siano sempre a farne le spese i siciliani. Non condivido la strategia di mediazione dell’assessore regionale ai trasporti On. Gentile, e le prese di posizione del sindaco di Messina On. Buzzanca che a tutti i costi deve fare cassa sulla pelle dei siciliani.

Alla luce di quanto ha dichiarato l’assessore regionale Gentile: ''Intendo mantenere costante il nostro impegno affinché un provvedimento concordato e concertato tra tutte le parti in causa garantisca una soluzione alla questione legata all'introduzione dell'Ecopass di Messina in riferimento al transito dei mezzi pesanti''; continua.. ''Più in generale - conclude l’assessore Gentile - il governo regionale assegna alla categoria dei trasporti in Sicilia un ordine prioritario nell'agenda degli interventi e delle politiche di sostegno, in quanto settore strategico e fondamentale a servizio di commercio, turismo ed impresa''.

Ma i fatti non danno ragione alle dichiarazioni dell’assessore Gentile per i seguenti motivi:

1 - L’istituzione dell’Ecopass non danneggia solamente la categoria degli autotrasportatori siciliani, ma danneggia tutti i residenti in Sicilia, che si vedono costretti a versare al Comune di Messina l’ulteriore balzello di un euro e cinquanta per raggiungere il continente Italia.

2 – La mancata attuazione della continuità territoriale che non è certamente colpa dei siciliani ma di tutta la classe politica regionale.

3 – La soluzione Ecopass più equa per la città di Messina, secondo me, doveva essere quella di far pagare tutti i non residenti nella Regione Sicilia, sgravando così i siciliani da ulteriori tangenti e dalla penalizzazione di un servizio di trasporto pubblico sempre più inefficiente ed inefficace, che ci vede sempre allontanare dal continente Italia.

In conclusione, desidero fare presente all’onorevole assessore Gentile, che oltre agli impegni presi nella consulta regionale dell’autotrasporto, è opportuno e doveroso iniziare a lavorare seriamente ed immediatamente sulla “Continuità territoriale” così come ha già fatto da molto tempo la Sardegna; sono sicuro, che lo strumento della Continuità territoriale darà alla Sicilia e ai Siciliani gli stessi diritti e gli stessi servizi che gli altri cittadini italiani hanno già da molto tempo.

Giosuè Malaponti
Coordinatore - COMITATO PENDOLARI SICILIANI

lunedì 8 marzo 2010

I Siciliani penalizzati dalla mancata continuità territoriale e dal nuovo “Ecopass”

In un momento in cui tutta la politica siciliana dovrebbe levare gli scudi nei confronti del Governo e delle Ferrovie dello Stato per le continue penalizzazioni in materia di tagli al trasporto ferroviario da e per la Sicilia e per le mancate infrastrutture ferroviarie, autostradali e viarie, succede che la stessa classe politica, invece, pensa a come penalizzare ancor di più i siciliani.

Non ritengo affatto giusta l’ordinanza del sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, in qualità di commissario per l’emergenza traffico, che introduce a partire dal mese di giugno il ticket “Ecopass”, da 1,50 euro a 18 euro, che dovrà essere aggiunto al prezzo dell’attraversamento dello Stretto, sia sulle navi di traghettamento privato che su quelle delle Ferrovie dello Stato.

Ritengo, infatti, che quest’ordinanza “gravi” ancor di più sui siciliani a fronte di un diritto alla continuità territoriale che in Sicilia non esiste e/o non è regolamentata al contrario di quanto avviene nella regione Sardegna. La continuità territoriale, nella regione Sardegna, consente ai propri cittadini, residenti e/o nati in Sardegna, di godere di tariffe scontate rispetto al normale costo del biglietto nelle rotte da e per l'isola nei trasporti aerei o marittimi.

Forse a questo ne la politica regionale ne il commissario per l’emergenza traffico di Messina ci hanno pensato? O è solo un modo per “fare cassa” sempre a danno dei Siciliani, che, ahimè sono costretti ad attraversare lo Stretto per raggiungere il continente “Italia”.

Giosuè Malaponti
Coordinatore - COMITATO PENDOLARI